Istruttori nazionali di sci: chi sono, cosa fanno, come sciano

24 Ago 2021 | Didattica sci

Cosa fanno gli istruttori nazionali

Gli istruttori nazionali di sci sono i professionisti deputati alla formazione e all’aggiornamento dei maestri di sci alpino italiani. L’istruttore nazionale partecipa come docente ai corsi di formazione dei maestri di sci, e anche a quelli di aggiornamento, che devono essere frequentati obbligatoriamente ogni 3 o 4 anni (a seconda del collegio di appartenenza) da tutti i maestri di sci, per poter svolgere regolarmente la professione.

Gli istruttori nazionali sono essi stessi maestri di sci, e quasi sempre sono anche allenatori di sci alpino, dunque oltre alle loro mansioni specifiche (ed esclusive, nel senso che possono svolgerle solo loro) menzionate in precedenza, possono anche essere semplici maestri di sci, oppure allenatori di sci club, o allenatori che si dedicano pricipalmente alla preparazione di “selezionandi”, ovvero atleti che vogliono partecipare alle selezioni per diventare maestri di sci.

Chi sono gli istruttori nazionali?

Gli istruttori nazionali sono una vera e propria élite, l’espressione massima dello sci italiano. Sono appena 158 (nel 2021), dunque un numero piuttosto basso, e sono tutti ex alteti dal trascorso agonistico importante, o comunque di buon livello.

Basta scorrere la lista (che trovate qui) per trovare nomi altisonanti come ex campioni di coppa del mondo o addirittura campioni olimpici come Daniela Ceccarelli, che tutti conoscerete come commentatrice tecnica della Rai.

Nell’elenco troviamo tantissimi ex atleti di coppa del mondo come Giorgio Rocca, Denise Karbon, Chiara Costazza, Alberto Schieppati, Matteo Nana, Fabio De Crignis, Mirko Deflorian, Alessandro Roberto, Omar Longhi, giusto per citarne alcuni.

Il master istruttori

Per diventare istruttori nazionali bisogna essere maestri di sci da almeno 2 anni, e partecipare ad una selezione chiamata “master istruttori“, che si svolgeva ogni due anni fino al 2017, e che oggi si svolge ogni anno.

Il superamento del master istruttori dà accesso al corso istruttori: così come per il corso maestri, è rarissimo che un candidato non superi l’esame finale, dunque lo scoglio principale è il master, così come lo è la selezone per il maestro di sci. Ogni anno, circa 10 candidati (7 nel 2019, 9 nel 2018) superano il master istruttori e accedono al corso.

La selezione è simile a quella per diventare maestro di sci: si inizia con una prova di slalom gigante che a differenza di quella per diventare maestri (che è a tempo), è a eliminazione. Si dividono i partecipanti in batterie, dove passano i migliori. Nel 2018 le batterie degli uomini erano composte da 18 atleti, e sono passati i primi 5 nella prima prova, e i primi 3 nella seconda. Gli ammessi alla seconda fase sono stati 35 e alla fine sono passati 7 uomini e 2 donne.

Nel 2019, su 36 ammessi alla prova finale, sono passati in 7, di cui due donne.

Chi è stato atleta di vertice (entro i migliori 50 al mondo in almeno una specialità negli ultimi 5 anni) può saltare la prova di gigante, passando direttamente alla seconda fase, che dal 2016 ha subito una vera e propria rivoluzione. Mentre prima l’esame finale era molto simile a quello per maestri di sci, ovvero prevedeva una serie di prove pratiche e un’esame teorico, oggi prima di queste prove i candidati vengono valutati dalla commissione per un periodo di tempo molto più lungo, di 6 giorni. I più meritevoli, sia dal punto di vista tecnico che didattico, maturano dei crediti che andranno aggiunti alla valutazione delle prove finali.

Questo cambiamento ha da un lato reso più completa la valutazione dei candidati, ma dall’altro ha fatto lievitare decisamente i costi, che se consideriamo tutta la settimana di esami ha un costo, per chi passa la prova di gigante, superiore ai 2000 euro, una cifra abbastanza proibitiva e che può scoraggiare molti. Non a caso i candidati erano 111 nel 2016, e solo 68 nel 2018, forse non solo per il prezzo, ma anche per il fatto che il master oggi viene svolto tutti gli anni e non più ogni due.

A differenza dei maestri di sci, non si resta istruttori nazionali per sempre: ogni 3 anni bisogna sottoporsi ad un esame di riconferma, che prevede l’esecuzione di alcuni archi di curva tra quelli della progressione didattica dello sci italiano. Si viene sottoposti al giudizio di una commissione composta a sua volta da istruttori nazionali, e bisogna ottenere la sufficienza nella media dei voti ottenuti nelle varie prove.

Al compimento dei 65 anni di età non ci si può continuare a sottoporre all’esame di riconferma e si torna ad essere semplici maestri di sci. Nel caso in cui la prova dovesse essere negativa, si può ritentare dopo 3 anni, e nel frattempo si passa nella lista degli istruttori accademici (che non possono però svolgere tutte le mansioni di un istruttore a pieno titolo).

In caso di infortunio che impedisca la partecipazione all’esame, in genere viene organizzato un esame di recupero, dunque l’istruttore infortunato non deve solitamente attendere la successiva riconferma per essere valutato e poter tornare, se l’esame viene passato, ad esercitare la professione nel pieno delle proprie mansioni.

Chi può diventare istruttore nazionale

Per diventare istruttori nazionali è necessario avere un tracorso agonistico di un certo spessore. Non occorre essere stati atleti professionisti, ma diciamo che non bisogna essere arrivati troppo lontani dal diventarlo. Gli istruttori nazionali sono stati raramente atleti con più di 50-60 punti FIS, dunque possiamo dire che molto difficilmente atleti con un punteggio superiore a questo possono aspirare a diventare istruttori nazionali di sci.

Ovviamente questo non basta, perché anche in campo libero è richiesta una prestazione molto precisa, in particolare il neo istruttore deve aderire a un “modello stilistico”, quello dello sci italiano, abbastanza preciso e che non può essere improvvisato. Inoltre, l’istruttore sarà un insegnante, dunque dovrà avere anche una certa abilità oratoria didattica.

Molti atleti che possono saltare la prova di gigante perché sono stati tra i 50 migliori al mondo spesso vengono bocciati durante le prove in campo libero (nel 2019 erano in due, non ce l’hanno fatta entrambi), a dimostrazione del fatto che non basta andare forte tra i pali, ma bisogna anche saper dimostrare altro.

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