Angolazione di ginocchia-bacino: il movimento fondamentale dello sci

25 Dic 2024 | Tecnica sci

Abbiamo già parlato di angolazione in un altro articolo, in cui abbiamo visto che che col termine “angolazione” si intende qualunque movimento in grado di creare un angolo tra i vari segmenti corporei, quando osserviamo lo sciatore sul piano frontale. Abbiamo anche visto che in realtà le definizioni non sono univoche, per esempio la scuola italiana sci definisce l’angolazione come quella serie di movimenti che determinano la presa di spigolo, ovvero l’inclinazione dello sci sulla neve, ma non descrive nello specifico questi movimenti.

In questo articolo entreremo più nello specifico parlando di angolazione di ginocchia-bacino, che a mio parere è il movimento fondamentale dello sciatore, ed è quindi il movimento sul quale più mi focalizzo durante il lavoro tecnico che svolgo durante le mie lezioni.

Ovviamente questo argomento è trattato dai vari autori che parlano di tecnica dello sci. La descrizione più completa ed esaustiva a mio parere è quella del compianto Ron Lemaster, nel suo libro “Ultimate skiing”, mentre se parliamo di autori italiani trovo che la spiegazione più analitica sia quella di Paolo Caruso, nel suo libro “L’arte di sciare oltre le piste”, autore che paradossalmente non è nemmeno maestro di sci. Ne ho già parlato in un video sul mio canale Youtube. Anche i fratelli Cotelli ne parlano nei loro libri, ma meno esaustivo rispetto a Lemaster, soprattutto perché non trattano l’argomento dal punto di vista anatomico.

I due tipi di angolazione più importanti sono quelle di ginocchia e di bacino, che vengono utilizzate sempre insieme, tanto che si può parlare di angolazione di ginocchia-bacino.

angolazione di ginocchia

L’angolazione di ginocchia si esegue inclinando le tibie, mantenendo fermo il bacino. È un movimento che si può eseguire in misura molto limitata dalla stazione eretta, perché le ginocchia non possono flettere lateralmente se non in misura molto ridotta. L’escursione del movimento aumenta tantissimo se si flettono le ginocchia, fino a raggiungere il massimo quando le ginocchia sono flesse di 90 gradi. L’angolazione di ginocchia infatti viene eseguita quasi totalmente dalle anche, ma la chiamiamo “di ginocchia” perché quella è la parte anatomica che trasla lateralmente.

Uno degli scopi principali dell’angolazione di ginocchia è quello di regolare in modo fine il cosiddetto platform angle, che in italiano possiamo tradurre con angolo di incidenza, che è quello che ci consente di mantenere lo sci dentro al solco che esso stesso scava nella neve, senza sbandare lateralmente. Padroneggiare bene questo tipo di movimento è quindi fondamentale se vogliamo sciare con una buona conduzione e se vogliamo carvare.

Il vantaggio dell’angolazione di ginocchia è quello di essere molto più intuitiva rispetto a quella di bacino e quindi più semplice da imparare, inoltre è più veloce da eseguire perché non necessita dello spostamento di grandi masse ed è quindi molto adatta per eseguire cambi di direzione limitati, ma repentini.

Vediamo ora gli svantaggi, che sono diversi. L’angolazione di ginocchia, se forzata nell’escursione, comporta un disallineamento dell’asse caviglia-ginocchia-anca, con conseguente stress meccanico sul ginocchio che viene sottoposto ad una forza di flessione che tenderà a sovraccaricarlo. Non è quindi adatta per le curve chiuse, o ad alta velocità, dove i carichi sono notevoli.

Inoltre, l’angolazione di ginocchia tenderà (se forzata o eseguita male) a far ruotare il bacino nello stesso senso della curva, con il rischio di esagerare portando lo sciatore “fuori di anca” (ne parleremo in seguito).

Da ultimo, utilizzo eccessivo dell’angolazione del ginocchio interno porterà quasi sempre lo sciatore ad affidarsi troppo allo sci interno ovvero a caricarlo troppo.

In questo interessante video vediamo un’istruttrice nazionale, Chiara Carratù, dimostrare un arco medio su terreno poco ripido, con un utizzo corretto, ma molto marcato, dell’angolazione di ginocchia. Come vedete la velocità non è alta, i carichi sono relativamente bassi, il pendio non sembra essere difficile, e quindi un’angolazione di ginocchia così evidente non comporta particolari problemi.

angolazione di bacino

L’angolazione di bacino è quella che crea un angolo tra gli arti inferiori e il busto, e dunque genera quella che viene chiamata in gergo la “figura spezzata” dello sciatore. Si tratta di un movimento molto più complesso e meno intuitivo. Si compone di due movimenti: l’inclinazione laterale (“tilting” in inglese) e la rotazione in senso opposto alla curva (“counter” in inglese).

L’inclinazione laterale avviene a livello delle anche ed è quella che consente di mantenere il bacino, e conseguentemente le spalle, paralleli al terreno.

Viene presa spesso come esempio di angolazione di bacino, ma in realtà è decisamente sopravvalutata. Basta osservare le immagini di tanti forti sciatori, per scoprire che il loro bacino e le loro spalle sono tutto tranne che allineati al terreno. Ovviamente esistono anche sciatori che tengono il bacino più allineato al terreno, ma è evidente che questo non deve essere un “must” altrimenti lo farebbero tutti.

La cosiddetta “figura spezzata” può scaturire anche da un altro movimento: la rotazione del bacino in senso opposto alla curva, quello che in inglese si chiama “counter”.

Questo movimento prevede di portare avanti l’anca interna, e di conseguenza la spalla interna. Se da questa posizione flettiamo in avanti il busto, esso non si sposterà in avanti (verso le punte degli sci), ma in obliquo, verso l’esterno della curva: andremo in questo modo a spostare la massa della parte superiore del corpo verso lo sci esterno, generando la famigerata “figura spezzata”, e facilitando enormemente l’equilibrio sullo sci esterno. Lo si vede chiaramente in questa immagine di Kiki Weibel, membro del demo team svizzero.

So già che al solo nominare la frase “rotazione del bacino in senso opposto alla curva” e “anca interna avanzata” scatenerò le reazioni isteriche di coloro che, purtroppo per loro, ancora non hanno le idee chiare a riguardo. Ma tant’è, ce ne faremo una ragione. D’altronde, anche tanti addetti ai lavori hanno le idee piuttosto confuse. A tal proposito vi faccio vedere queste due immagini, prese da un video di un famoso Ytuber austriaco, che in un famoso video in cui ci insegna la tecnica dello sci, a un certo punto ci mostra, da fermo, come va fatta l’angolazione.

Nell’immagine a destra vediamo lui che ci spiega cosa si deve fare.

Nell’immagine a sinistra vediamo quel che lui fa quando scia. In parole povere, lui è convinto di avere una figura spezzata con le spalle parallele al terreno, quando in realtà ha pochissima angolazione e scia molto più inclinato di quello che lui stesso pensa. Attenzione: qui l’errore non è nella sciata, ma nella dimostrazione “da fermo”! Ma andiamo avanti.

La rotazione in senso opposto alla curva consente anche di allineare i segmenti corporei per favorire l’utilizzo dei potenti muscoli delle gambe (quadricipiti e glutei) per resistere alle forze che agiscono sullo sciatore.

Durante la sciata si utilizza sempre un mix delle due angolazioni, dunque è corretto parlare di “angolazione di ginocchia-bacino” come movimento fondamentale dello sciatore.

ogni sciatore ha la “sua” angolazione

Il fatto di utilizzare maggiormente un tipo di angolazione rispetto ad un altro dipende dalle caratteristiche dello sciatore e dalle situazioni in cui si trova. Non esiste un modo giusto o uno sbagliato: l’importante è il risultato in termini di velocità, traiettoria, livello di conduzione, risultato che si ottiene se lo sci viene caricato nel punto giusto. In ultima analisi, l’importante è avere un appoggio corretto del piede sullo scarpone, con le pressioni ripartite in modo tale da far funzionare al meglio lo sci. Ci sono sciatori in coppa del mondo che hanno evidenti difetti di angolazione, ma che vincono le gare.

Un esempio eclatante è quello di Manuel Feller, che nella curva a sx è palesemente “fuori di anca” ovvero non ruota quasi per niente l’anca in senso opposto alla curva, ma ciò nonostante riesce ad essere molto efficace.

In questa immagine tratta dal libro di Lemaster, potete osservare Grange a sinistra e Ligety a destra, affrontare la stessa curva con due tipi di angolazione diversi: ligety usa molto di più l’angolazione di bacino.

Tutti gli sciatori presentano differenza tra la curva a dx e quella a sx: di solito accade che in una curva si utilizza meno l’angolazione di bacino.

Io sono un esempio molto evidente: in curva a sx il mio bacino è inclinato, in curva a dx è perfettamente parallelo al terreno.

Ma se guardiamo anche gli sciatori più bravi, riusciremo a scorgere delle differenze.

Per esempio, Claudio Tiezza, istruttore nazionale e cortoraggista a dir poco sublime, in questa discesa in curva a dx utilizza meno l’angolazione di bacino, rispetto alla curva a sx.

Lo stesso sciatore, nella stessa discesa, adotterà diversi tipi di angolazione a seconda della situazione. Saper modulare l’angolazione di ginocchia-bacino a seconda delle esigenze è una caratteristica dello sciatore di alto livello.

Un modo facile per capire se uno sciatore utilizza più o meno l’angolazione di bacino è tirare una riga sovrapposta alla tibia dello sciatore e verificare se il bacino sporge o meno da tale linea, un altro modo è quello di verificare se sussiste il valgismo del ginocchio interno: se c’è valgismo è presente una evidente angolazione di bacino, altrimenti lo sciatore userà poco questo tipo di angolazione.

come si impara l’angolazione di ginocchia-bacino

Insegnare l’angolazione di ginocchia è relativamente semplice. Utilizzando gli esercizi giusti nel giro di due-tre ore la maggior parte degli sciatori capisce come funziona e può quindi iniziare a lavorarci seriamente, senza che sia necessaria la costante presenza del maestro. A mio parere è molto più importante concentrarsi sull’angolazione del ginocchio interno, senza pensare troppo a quella del ginocchio esterno, che in genere viene effettuata naturalmente.

Con l’angolazione di bacino è tutta un’altra storia, perché ruotare il bacino dalla parte opposta rispetto alla curva che si deve iniziare è ovviamente controintuitivo. La stragrande maggioranza degli sciatori è abituata a ruotare il bacino nel senso della curva, ma così facendo il bacino non si sposta all’interno della curva, ma dalla parte opposta, impedendo l’entrata di anca che è funzionale all’aumento della presa di spigolo. Quello che bisogna capire è che il bacino durante la fase di cambio deve passare sopra agli sci, con un movimento laterale, e l’unico modo per farlo è quello di riallineare il bacino rispetto alla direzione di marcia prima (ovvero azzerare l’angolazione), per poi disallinearlo di nuovo in entrata curva. Tutti gli autori (Harb e Lemaster su tutti) concordano sul fatto che questa rotazione del bacino debba essere effettuata all’inizio della curva.

Ovviamente tutti i movimenti possono essere fatti in modo corretto oppure scorretto, così come possono essere fatti troppo o troppo poco. Se l’angolazione di bacino viene fatta senza abbinargli quella di ginocchio, il risultato sarà il famigerato “ginocchietto” (A frame in inglese), altro problema ostico da risolvere. Il “ginocchietto” si risolve allenando l’angolazione del ginocchio interno, e riducendo la rotazione a inizio curva, o ancora meglio immaginando di ruotare il bacino in senso di curva, per “stare sopra” lo sci esterno.

Ultimo, ma non meno importante, l’angolazione non deve essere utilizzata come surrogato dell’inclinazione. Per spiegare questa cosa occorrerà un articolo e un video a parte, qui mi limiterò a dire che non possiamo pretendere di mettere gli sci sugli spigoli mantenendo sempre il perfetto equilibrio. In curva stiamo in piedi perché c’è la forza centrifuga che ci tiene su, altrimenti cadremmo rovinosamente. Siamo quindi in una condizione di equilibrio che è giocoforza precaria. Se non andiamo volontariamente alla ricerca di questa “perdita di equilibrio”, se non cerchiamo volontariamente di spostare tanta massa all’interno della curva, finiremo per interpretare l’angolazione come quel movimento che ci consente di mettere gli sci sugli spigoli spostando poca massa all’interno della curva. Ma così facendo non riusciremo mai ad essere veramente efficaci.

Per concludere, l’angolazione di ginocchia-bacino è il movimento fondamentale dello sci e il lavoro tecnico per chi vuole migliorare deve necessariamente concentrarsi soprattutto sulla comprensione e sul miglioramento di tale movimento.

A mio parere è opportuno lavorare prima con esercizi specifici che vadano ad isolare i due tipi di angolazione, e poi con esercizi più complessi che integrino i due tipi di angolazione, per poi passare ad esercizi di transizione che consentano di concretizzare il lavoro tecnico, al fine di riportare i movimenti appresi nella sciata libera.

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