Storia delle sciancrature: com’è nato il “carving”?

21 Lug 2021 | Attrezzatura sci

Tutti sanno che gli sci “carving”, i cosiddetti sci sciancrati, hanno preso piede nella seconda metà degli anni ’90, e fu una vera e propria rivoluzione, che portò nel giro di pochi anni tutti gli sciatori ad avere ai piedi i nuovi sci. Ma forse in pochi conoscono tutto il percorso che portò alla rivoluzione degli anni ’90. Un viaggio affascinante fatto di esperimenti portati avanti dai pionieri del carving, che per primi avevano intuito le potenzialità degli sci con sciancratura accentuata.

In questo articolo, fortemente ispirato da un lungo articolo in inglese, scritto da Seth Masia nel 2005 sul sito skiinghistory.org, ripercorreremo i principali avvenimenti che portarono all’avvento del carving.

Prima di iniziare, è importante chiarire il significato di alcuni termini che ricorreranno spesso durante questo racconto:

  • raggio di sciancratura (sidecut radius): è il raggio della circonferenza immaginaria a cui appartiene l’arco formato dal fianco degli sci
  • sidecut: con lo sci posizionato sul fianco, su una superficie piana, è la distanza del fianco dello sci dalla superficie di appoggio, nel suo punto più stretto

Gli sci dritti non sono mai esistiti

Che lo sci dritto, con sidecut zero, fosse molto difficile da far girare, era noto anche ai primissimi sciatori nell’800, quando la tecnica utilizzata era quella del telemark. Questi sciatori intagliavano a mano i loro sci di legno, che misuravano 81 mm in punta, 67 mm al centro e 70 mm in coda, con un sidecut di 4,25 mm.

Questi sci, che potremmo definire i primi sci sciancrati, avevano un raggio di sciancratura di ben 83 metri.

Dal raggio 83 al raggio 48

La situazione rimase questa fino agli anni 50, quando si iniziarono a costruire gli sci in metallo. Howard Head iniziò a costruire gli sci con struttura sandwich in alluminio, con uno stampo che prevedeva un sidecut di 5,5 mm e un raggio di sciancratura di 62 metri.

Nel frattempo, però, altri piccoli costruttori stavano continuando a fare esperimenti con gli sci di legno tagliati a mano, che fornivano agli atleti sotto loro indicazione. Furono costruiti sci con sidecut di circa 7 mm, che evidentemente risultarono molto performanti, tanto che ben presto questo sidecut, che corrispondeva a un raggio di sciancratura di circa 48 metri, divenne lo standard per tutti i costruttori, e tale rimase per quasi 40 anni, fino alla fine degli anni 80.

Negli anni 60 e 70 non ci furono quindi grandi innovazioni per quanto riguarda la forma (e la struttura) degli sci; l’unica novità fu quella apportata da Dynamic nel 1967, che spostò indietro di 15 cm circa la parte più stretta dello sci, consentendo agli atleti della squadra francese, i più vincenti a quei tempi, di avere una maggior accelerazione a fine curva.

A quanto pare il grande Ingemar Stenmark aveva già intuito le potenzialità di uno sci maggiormente sciancrato, e si faceva produrre da Elan degli sci con sidecut di 8 mm, che lui “modificava” a mano, asportando ancora un mm di lamina sotto il pieede, portando così gli sci da 42 a 37 metri di raggio.

Anni 80: primi esperimenti con sciancrature estreme

Negli anni ’80 molti avevano ormai capito che uno sci con sciancratura estrema avrebbe potuto comportare vantaggi enormi per gli sciatori. Iniziarono così a susseguirsi gli esperimenti dei pionieri del carving, e contemporaneamente, anche in coppa del mondo sempre più atleti iniziarono a intuire che per essere più veloci bisognava aumentare il sidecut degli sci.

Nel 1984 Frank Meatto, un ingegnere presso la divisione sci della ditta Onlin, sviluppò uno sci con sciancratura estrema, su richiesta di un dirigente che voleva disporre di uno sci che rendesse più semplice l’apprendimento. Nacque così “Albert“, uno sci con sciancratura di 8 metri, sidecut di 31 mm, lunghezza 150 cm e misure assurde: 140-40-79 mm. Il centro dello sci era talmente stretto che Meatto fu costretto a montare una speciale piastra per poter alloggiare gli attacchi, e non avendo a disposizione degli stampi adeguati, gli sci furono prodotti negli stampi da snowboard, e poi tagliati in due parti, dunque avevano la sciancratura solo sulla lamina interna, mentre la parte esterna era dritta. Lo sci fu prodotto in 150 esemplari e portato alla fiera SIA del 1986, fu valutato molto positivamente dagli istruttori, ma non venne accettato dal grande pubblico, e cadde nel dimenticatoio.

Nei primi anni ’80 alcuni progettisti iniziarono a capire che il moderno slalom gigante, le cui regole di tracciatura erano cambiate nel frattempo, avesse bisogno di uno sci più sciancrato. Si iniziò quindi a pensare a sci con sidecut di 9 e 10 mm, con raggio di sciancratura di 32 metri circa. A cavallo degli anni 80 e 90 avvenne la transizione verso lo sci più sciancrato in coppa del mondo, e sempre in questo periodo nacque anche la tecnica moderna dello slalom gigante, come ho documentato nel video qui sotto, dove si nota chiaramente la differenza di tecnica del grande campione Alberto Tomba, in parte sicuramente dovuta agli sci più performanti, perché più sciancrati.

Anni 90: la rivoluzione che stenta a decollare

All’inizio degli anni 90 alcuni produttori come K2 e Volant iniziarono a proporre sci con sidecut di 10 mm o più anche ai turisti, ma senza spingere troppo su questi modelli. La vera svolta arrivò da parte di Elan, grazie al giovane ingegnere Jurij Franko, assunto nel 1987 come responsabile di laboratorio. Nel 1988, ebbe un’idea per uno sci con sciancratura accentuata e insieme al collega Pavel Skofic fece partire il progetto SCX (SideCut Extreme), che portò nel 1991 alla presentazione di uno sci da gara di 203 cm, con un sidecut di 22,5 mm e un raggio di 15 metri. Questo sci sbaragliò la concorrenza nelle gare locali in cui venne testato. Venne portato l’anno successivo negli USA, fatto testare agli istruttori che ne rimasero entusiasti.

Nel frattempo anche il designer Wolfgang Wagner di Kneissl, piccola azienda tirolese, progettò uno sci sciancrato chiamato Ergo, di 180 cm e raggio 14 metri (19 mm di sidecut), che portò alla fiera ISPO del 1992.

Ivan Petkov, ex sciatore professionista bulgaro, nel 1992 commissionò alla fabbrica che Atomic aveva costruito a Pamporovo, in Bulgaria, la costruzione del suo “S-Ski“, uno sci di 183 cm con raggio 15 m e sidecut di 19 mm.

Nel frattempo, questi pionieri del carving si erano accorti che lo sci di 205 cm molto sciancrato comportava un notevole aumento di materiale, perché il centro dello sci rimaneva largo uguale, ma la coda e la punta diventavano molto più larghe: il peso dello sci lungo e sciancrato diventava eccessivo, e quindi c’era l’esigenza di accorciarlo, senza peraltro penalizzare la stabilità in velocità.

Mancavano ancora all’appello i big dello sci: Rossignol, Salomon, K2, che erano restii a far decollare lo sci carving, prevalentemente per motivi economici: Salomon infatti aveva avuto un successo clamoroso proponendo una tecnica costruttiva (il semi-cap, che propose col nome commerciale “monocoque“) che non dava vantaggi in termini prestazionali, ma che aveva un grande appeal dal punto di vista estetico. Tutti si dovettero adeguare, investendo moltissimi soldi per aggiornare gli impianti, e non avevano né voglia, né risorse per sostituire tutti gli stampi, operazione necessaria per produrre i nuovi sci carving.

Arrivano i big e i vecchi sci vanno in soffitta

Ma era solo una questione di tempo: Atomic, Fischer e Head furono i primi a realizzare, a metà degli anni ’90, degli sci con sidecut 15 mm (i più famosi in assoluto erano gli Head Cyber 24), ma fu solo nel 1996 che la carving mania esplose con una tale potenza da mettere definitivamente in soffitta i vecchi sci, nel giro di un paio di stagioni. Forse non tutti sanno che uno dei “detonatori” della bomba del carving fu il mitico Bode Miller, che nel 1996 ai campionati junior americani provò per la prima volta degli sci sciancrati da gara, forniti da K2, e vinse su quegli sci ben 3 delle 4 gare in programma. Lui stesso confessa nella sua autobiografia come con quegli sci era finalmente in grado di chiudere le curve, senza eccessivi arretramenti.

Nel 1997 i vecchi sci “dritti” venivano svenduti a 30 dollari al paio: era iniziata l’era del carving per tutti. I miei primi sci carving li provai nel 1998 a Pampeago, e per me fu un’esperienza sconvolgente, che cambiò completamente il mio rapporto con lo sci. Lo sci sciancrato mi aveva fatto fare un salto di qualità impressionante.

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  1. carving o conduzione sugli sci : la tecnica e gli esercizi - Lo Ski Bum - […] Molti pensano che prima dell’avvento del carving gli sci fossero perfettamente dritti, privi di sciancratura, ma non è così.…

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